LE POSIZIONI DI TIRO CON L’ARMA CORTA (LA “WEAVER”)

di Tony Zanti

GENERALITA’

Le Posizioni di Tiro sono la base del tiro medesimo, in quanto costituiscono l’impostazione dei parametri corporei che intervengono a volgere e mantenere l’arma sul bersaglio, per il tempo necessario ad effettuare il tiro. E’ anche vero che il termine “Posizione di Tiro” dà l’idea di un’attività statica, da relegare al Tiro effettuato per colpire il bersaglio al locale Poligono di Tiro a Segno. Nel Tiro Operativo e Difensivo il concetto di Posizione di Tiro è svincolato dall’ipotesi della staticità: il tiro è necessariamente reattivo e, quindi, interconnesso con il concetto di combattimento, che è fluido per sua natura specifica. La Posizione di Tiro, quindi, deve essere abbastanza dinamica da poter supportare al meglio il rapporto Operatore – arma. Così, mentre nel tiro ad un qualunque bersaglio detto termine sembra calzante, nell’accezione del Tiro Operativo, esso diventa un ossimoro, cioè una contraddizione di termini.

Per decenni ha imperato la Posizione di Tiro “Weaver”, proposta da Jack Weaver e resa nota da Jeff Cooper, seguita in un secondo tempo dalla Isoscele. La Weaver è nata sui campi di tiro statunitensi ed è subito diventata patrimonio dei Police Officers e di Hollywood. L’Isoscele, al contrario, era nata molto prima sul campo di battaglia e si era poi affermata nel Tiro Sportivo, con qualche modifica. Per dire il vero, entrambe dette Posizioni di Tiro hanno subito e continuano a subire modifiche più o meno accentuate. La differenza principale tra le due è che la Weaver è una Posizione trasversale rispetto al bersaglio, mentre l’Isoscele è frontale.

A questo punto è bene notare che Jack Weaver conduceva il tiro da una posizione pressoché frontale rispetto al bersaglio, come si può notare dalle (pochissime) fotografie che lo ritraggono. Il disporsi trasversalmente rispetto al bersaglio fu idea di Jeff Cooper. La Weaver, come la conosciamo, dovrebbe essere chiamata la “Cooper”, in quanto Jeff Cooper ne dettò gli stringenti parametri e la rese famosa a livello internazionale.

Molti Istruttori di Tiro statunitensi, per la maggior parte provenienti dalle file del Law Enforcement, ma anche Tactical Trainers appartenenti a scuole private, hanno continuato a insegnare una delle due suddette Posizioni di Tiro, adducendo che esse vantano la migliore precisione di tiro che è possibile ottenere, quando il tiratore assume quella particolare posizione e fa fuoco sul bersaglio con l’arma corta. Detta affermazione è meglio compresa se si fa riferimento al tiro a due mani, piuttosto che quello effettuato con una sola mano, che costituiva lo standard addestrativo in tempi antecedenti. La stragrande maggioranza di queste rivendicazioni, risponde a verità: il tiratore assume la Posizione di Tiro, stringe l’arma corta in una mano – mentre l’altra mano agisce da supporto – e colpisce il bersaglio. Non si può fare altro, dati i parametri costituiti dal sistema neuro-scheleto-muscolare umano: due gambe che costituiscono la base biomeccanica del tiro, due mani che stringono l’arma e, naturalmente, il cervello che guida il coordinamento tra gli occhi (prendere la mira, oppure puntare) e le mani (la presa nei movimenti di elevazione e brandeggio). Del resto, c’è anche chi riesce a sparare benissimo con una sola mano! Che significa tutto ciò? Che tutti hanno ragione e – come solitamente succede in simili vicende – nessuno ha ragione? Se ci riferissimo al semplice discorso dell’impugnare l’arma, portarla sul bersaglio e sparare al fine del colpire il bersaglio, l’utilità di una Posizione di Tiro rispetto ad un’altra – e diversissima – Posizione di Tiro, verrebbe inesorabilmente a scemare. Se tutte le Posizioni di Tiro sono ugualmente utili allo scopo di colpire il bersaglio, perché scaldarsi tanto? In fondo, la preferenza accordata ad una Posizione di Tiro, piuttosto che ad un’altra, è solo questione di ‘pelle’, no? Il problema nasce dal fatto che quasi tutte le Posizioni di Tiro finora ideate, sono scaturite dagli Sport del Tiro e poi sono state inglobate nel filone del Tiro Operativo, come se ciò dovesse costituire un passaggio naturale.

Alcune delle soluzioni più appropriate all’utilizzo tattico sono rappresentate dalla modifica delle Posizioni di Tiro già esistenti, o almeno, così appare dall’esterno. E’ un discorso che potrebbe avere senso, ma che non offre risposte concrete. Perché modificare qualcosa che non è improntata all’utilitarismo ottimale, anziché cambiarla radicalmente? Perché costruire su fondamenta cedevoli, quando la soluzione più logica – e la pratica attuale – vuole che dette fondamenta siano abbattute e che altre più robuste basi siano innalzate in loro vece?

LA WEAVER

La Posizione di Tiro Weaver prende il nome dal suo ideatore, Jack Weaver, un Agente di Polizia statunitense, il quale la introdusse alla fine degli anni 50 nel contesto del Tiro Sportivo e fu in seguito adottata – sebbene dopo averla lievemente modificata – dal Colonnello Jeff Cooper, il Guru americano del Tiro da Difesa, il quale la diffuse attraverso la sua Scuola di Tecniche di Tiro, Gunsite.

La “Weaver” è tuttora molto diffusa negli ambienti operativi e anche presso i civili appassionati di tiro. Esistono diverse variabili della Weaver, ma la Weaver tradizionale si basa sui seguenti elementi:

  • Il tiratore assume una posizione da pugile (le gambe sono però tese), con il piede del lato ‘debole’ avanzato e la parte frontale del corpo disposta trasversalmente (circa 45 gradi) rispetto al bersaglio.
  • Il braccio forte è leggermente piegato, mentre il braccio di supporto è piegato maggiormente e ravvicinato al corpo (il gomito poggia sull’addome).
  • La mano che stringe l’arma spinge la mano di supporto – verso il bersaglio – applicando percentualmente una forza di circa 20 chilogrammi, mentre la mano di supporto spinge l’altra mano con uguale forza, ma verso il tiratore.
  • Il capo del tiratore si piega lateralmente per andare incontro alla linea di mira, poiché l’arma è impugnata lateralmente e ad altezza inferiore al livello degli occhi.

Le suddette impostazioni ci fanno capire che la Weaver è una Posizione di Tiro Attivo: la sua forza consiste nell’offrire al tiratore una solida base d’appoggio ed una postura adatta a portare un tiro preciso sul bersaglio – a patto che il posizionamento del tiratore e il susseguente Tiro non avvengano in condizioni di accentuata dinamicità, oppure di stress, comequando l’Operatore è fatto oggetto di colpi d’arma da fuoco! In queste e simili condizioni, la Weaver si scompone come un castello di carte da gioco e la stessa sorte fanno i suoi complicati parametri. E’ stato ampiamente documentato, infatti, che la stragrande maggioranza degli scontri armati in cui gli Agenti di Polizia americani sono stati costretti a rispondere al fuoco di un aggressore, vedono detto Agente impugnare l’arma e spingerla direttamente di fronte a sé, distendendo entrambe le braccia in uguale misura. Questo accade anche a quegli Agenti che sono stati addestrati nell’uso della Weaver. Chi è scettico al riguardo, non deve far altro che visionare uno dei tanti video disponibili su internet, in cui l’Agente che ingaggia lo scontro a fuoco è ripreso mentre è in Posizione Reattiva. Diversamente, quando l’Operatore è in Posizione Attiva (StalkingMode) – che, comunque, avviene molto meno frequentemente nel contesto operativo – l’utilizzo della Weaver può essere ottimale soltanto in posizione statica, in quanto l’Operatore incontrerà difficoltà oggettive nell’affrontare l’ambiente del confronto armato, ove deve muoversi con passo sicuro e spedito. La dinamicità dell’azione, infatti, negherà all’Operatore la possibilità di mantenere la Weaver in tutte le circostanze dinamiche in cui verrà a trovarsi: camminando, correndo o semplicemente girandosi verso il lato forte del proprio corpo.

Inoltre, dette azioni non vanno di pari passo con l’insorgere dello stato di stress, ma lo combattono:

  • Piegare la testa fino ad incontrare le tacche di mira è un atto innaturale che favorisce la formazione del Tunnel Vision. Per di più, l’Operatore destro con occhio dominante sinistro (o viceversa), sarà costretto ad abbassare ulteriormente il capo, altrimenti non potrebbe effettuare il tiro mirato.
  • Applicare tensione isometrica in un momento in cui il controllo ottimale dei fasci muscolari è alquanto compromesso e detta tensione si trasforma in tremori accentuati, causerà un Tiro impreciso.
  • Applicare tensione isometrica durante lo stato di stress comporta la prevalenza fisica della mano forte contro la mano “debole” di supporto, causerà un Tiro impreciso. Detto fatto è riscontrabile anche nell’addestramento al tiro, ove il tiratore destro generalmente concentrerà il tiro in basso a sinistra (e viceversa).
  • Tentare di tenere le gambe tese in una situazione di stress è praticamente impossibile: l’azione dell’adrenalina causerà la loro flessione forzata. Tenere le gambe tese equivale a mantenere una posizione forzatamente statica, inadatta a supportare la reattività e la mobilità che il combattimento richiede.
  • La posizione trasversale e abbassata del capo, allo scopo di incontrare gli organi di mira, è innaturale e sarà ostacolata dall’insorgere dello stato di stress.
  • La posizione trasversale del tronco annullerà la protezione offerta dal Giubbotto Balistico indossato dall’Operatore. Quando detta protezione balistica è assente, il porsi trasversalmente rispetto al Bersaglio Armato non costituisce una soluzione mirata alla sopravvivenza: la superficie del tronco dell’Operatore non si assottiglia ed aumenta il rischio che un proiettile raggiunga più organi.
  • La posizione trasversale del tronco, inoltre, costringerà l’Operatore a spostarsi in modo goffo e “granchiesco”: invece che camminare in modo naturale nell’Ambiente Tattico, questi dovrà compiere il tribolante “Step and Drag”, ossia avanzare di un passo con il piede del lato debole e conseguentemente trascinare il piede del lato forte. Ne risulta un movimento lento e rumoroso, meno che ottimale in un qualunque contesto tattico.

La Weaver, quindi, si adatta meglio al Tiro Sportivo, ossia il Tiro Attivo, che non al Tiro Reattivo a cui l’Operatore dovrà ricorrere durante un’emergenza.

Una visione pratica della realtà operativa ci porta ad affermare che la Weaver è accettabile quando il Tiro avviene nell’ambito sportivo, ma è assolutamente necessario che l’Operatore si avvalga di altre Posizioni di Tiro quando egli è proiettato nel contesto operativo. Alcune tipologie del Tiro dal Riparo sembrerebbero smentire il suddetto fatto, ma si consideri il fatto che il tiro da un riparo esiguo o stretto costringe l’Operatore ad effettuare un Tiro Laterale (a una o due mani), piuttosto che avvalersi dei parametri propri della Weaver.

LA MANTIDE™

Alla succitata, diffusissima e sopravalutata Posizione di Tiro, il Tiro Dinamico Operativo® contrappone il suo cavallo di battaglia, ossia la Posizione di Tiro più rappresentativa e anche più conosciuta del TDO, la “Mantide™”. Essa prende il nome dall’omonimo insetto predatore, dalla caratteristica postura avanzata degli arti anteriori. La Mantide è una Posizione di Tiro originale e non deriva dall’Isoscele, come alcuni credono. Con l’Isoscele la Mantide ha in comune la posizione frontale, ma le similarità si fermano qui. La Mantide, piuttosto, è la conseguenza naturale della Posizione Reattiva, che praticamente costituisce la base di tutte le Posizioni di Tiro del Tiro Dinamico Operativo®.

Bisogna innanzitutto distinguere tra la Mantide nel Tiro Puntato-Mirato™ e la Mantide nel Tiro Puntato, in quanto esse sono simili all’apparenza, ma hanno diverse strutture e destinazioni d’uso. Vediamo.

LA MANTIDE™ NEL TIRO PUNTATO-MIRATO™

Questa Posizione di Tiro ha le seguenti impostazioni e caratteristiche:

  • Partendo dalla Posizione Reattiva, l’Operatore si pone frontalmente rispetto al bersaglio.
  • Le spalle sono abbassate, i gomiti piegati e portati verso il basso e i polsi sono rigidi. La trasmissione del rinculo avverrà sui gomiti (che sono tenuti morbidi) e non arriverà alle spalle.
  • La presa del Safe Hold™ porta i palmi delle mani nella stessa posizione e fa incrociare i pollici, in modo che le braccia mantengano una posizione equidistante dal busto e l’arma sia al centro del corpo dell’Operatore.
  • Il capo è frontale rispetto al bersaglio, leggermente piegato in avanti e verso il basso.
  • L’arma è alzata fino ad incontrare la linea di mira naturale dell’Operatore (e non viceversa) ed è posta davanti all’occhio dominante.
  • L’Operatore effettua il Tiro Puntato-Mirato™.
  • Negli spostamenti in avanti – tipici della Ricerca – l’arma può essere retratta verso il corpo dell’Operatore (divenendo la Mantide nel Tiro Puntato), oppure portata verso il basso, in una Posizione a Contatto™.
  • Negli spostamenti verso i lati o il tergo dell’Operatore, la presa deve essere retratta verso il corpo dell’Operatore e la volata può essere indirizzata nella direzione in cui l’Operatore si muove (Puntamento Diretto), oppure portata verso il basso e puntata nella Safe Zone, in una Posizione a Contatto™.
  • Nei movimenti effettuati durante la ricerca, la Mantide diventa la Cover Hold™ (Posizione dal Riparo), in quanto la posizione dei gomiti, accostati al busto, permette sia il movimento tattico senza ingombro, sia il Tiro ottimale dal Riparo.

La Mantide è una Posizione di Tiro altamente dinamica e Reattiva, permettendo all’Operatore una mobilità immediata nell’ingaggiare il Bersaglio Armato nei 360 gradi. Ugualmente rapido e vantaggioso è il cambio di Posizione: dalla Mantide nel Tiro Puntato-Mirato alla Mantide nel Tiro Puntato, al Pentagono™, alle Posizioni a Contatto™, alle Posizioni di Tiro ad una mano e viceversa.

LA MANTIDE™ NEL TIRO PUNTATO

Quando è utilizzata nel Tiro Puntato, la Mantide assume le seguenti caratteristiche:

  • I gomiti vanno a toccare il torace, premendo contro le costole fluttuanti.
  • La presa è ravvicinata al corpo, mentre i polsi eseguono la massima flessione che garantisca che l’arma sia puntata contro il Bersaglio Armato e parallelamente al suolo. Ciò permette che l’Operatore colpisca il Center Mass del Bersaglio Armato.
  • L’Operatore deve essere certo che la sua posizione sia perfettamente frontale, rispetto al Bersaglio Armato (ciò gli fornirà il miglior Body Indexin assoluto, dato che l’arma è perfettamente al centro del corpo, grazie anche alla presa Safe Hold).

I polsi bloccati in elevazione e brandeggio nella direzione del Bersaglio Armato (fatto non rinvenibile in nessun altra Posizione di Tiro Puntato), assicurano che l’Operatore possa colpire il Bersaglio Armato, soprattutto nelle distanze tipiche del combattimento (Close Range = entro i sette metri). Questa Posizione di Tiroè soprattutto utile in caso di scarsa visibilità (nebbia, fumo o illuminazione insufficiente) e nella Ricerca, ove si renda necessario un campo visivo più ampio, allo scopo di meglio individuare un Bersaglio Armato posto in un’eventuale posizione più vicina al suolo. Dopo una breve esperienza sul campo di tiro, questa posizione diventa di facile acquisizione e si rivela utilissima nel complesso contesto tattico.

CONCLUSIONE

Abbiamo discusso brevemente della Posizione di Tiro “Weaver”, illustrandone i punti di debolezza nel Tiro Operativo e Difensivo, che poco ha a che vedere con l’aspetto sportivo del tiro. Allo scopo di colpire il bersaglio, una qualunque Posizione di Tiro può risultare adatta alla bisogna. Prima che Jeff Cooper diffondesse le Tecniche di Tiro e Operative da lui ideate, Agenti di Polizia e militari americani erano abituati a sparare con una mano. A quei tempi non era posto grande risalto sull’addestramento tattico e gli Operatori – per stessa ammissione di alcune persone che erano impiegate nell’ambito formativo durante quei “tempi bui” – sparavano con l’arma corta impugnandola con una mano, allo stesso modo che vedevano fare a Tom Mix e Little Caesar: praticamente, imitando gli attori del cinema. Di ciò non ci si dovrebbe stupire troppo, comunque, in quanto Hollywood continua a influenzare nettamente il pensiero tattico-operativo. Chi vede Bruce Willis o Denzel Washington impugnare l’arma corta e calarsi nella Posizione di Tiro più eclatante e impegnativa (la Weaver, appunto), è portato a credere che lo sfoggio di movimenti e le impostazioni dedicate che la Weaver richiede, sia il marchio definitivo e innegabile del Professionista! Contrapporre alla Weaver l’Isoscele in dette scene, porterebbe lo spettatore a credere che l’attore sia meno professionale e forse impaurito dagli avvenimenti ripresi, a causa dell’impostazione naturale (quindi, scontata) che l’Isoscele favorisce. Una piccola chicca su cui riflettere!

D’altro canto, rivolgendo la nostra attenzione al Metodo Tiro Dinamico Operativo®,  possiamo affermare che le Posizioni di Tiro del TDO non sono trasformazioni delle esistenti e diffusissime Posizioni di Tiro, anche se di queste conservano alcune parvenze. Del resto – come già accennato appena sopra – dato il sistema scheleto-muscolare umano, l’arma corta potrà essere impugnata in un numero limitato di posizioni, durante il tiro. Man mano che andremo ad esplorare le Posizioni di Tiro del Tiro Dinamico Operativo®, sarà evidente che esse non derivano da altre Posizioni di Tiro, bensì si sono sviluppate dalla “Posizione Reattiva”, che riproduce la tipica postura umana in risposta ad una situazione di grande stress.

Le alternative, quindi, ci sono e ci offrono la soluzione al problema tattico in chiave reattiva, che rappresenta l’unica risposta realistica ottenibile durante il Compito Operativo, oppure la Difesa Armata.

FOTO E RELATIVE DIDASCALIE

Jack Weaver, ideatore della Posizione di Tiro che prese il suo nome. Come si può notare in questa immagine, Jack Weaver assumeva una posizione più frontale che trasversale rispetto al bersaglio. Ciò dipende soprattutto dal fatto che Jack Weaver era un instancabile e appassionato tiratore di revolver: la presa a due mani sul revolver facilita l’incrociare i pollici, fatto che favorisce l’equidistanza delle braccia e, di conseguenza, una posizione più frontale.

L’autore con il Grande Colonnello. Un emozionante incontro che portò, naturalmente, a discutere della “Weaver”, che Jeff Cooper qui simula. Si noti la presa “Pollici in Linea”, che costringe al disallineamento speculare degli arti superiori e, di conseguenza, obbliga il tiratore ad assumere una posizione trasversale rispetto al bersaglio. Incredibile a dirsi, la differenza tra le “due” Weaver ha origine nel diverso modo di impugnare l’arma corta.

Un’impostazione molto canonica della Weaver, che tradisce la vocazione al Tiro Attivo di questa celebre Posizione di Tiro, più confacente al tiro al bersaglio che non al Combattimento Ravvicinato. Guardando attentamente questo gruppo di immagini, si comprende bene che la persona che posa avrebbe non poche difficoltà nella Reazione Immediata, dovesse egli essere oggetto di aggressione armata.

Osservando un tiratore impegnato nello sparare con lo shotgun, ci si rende conto della similarità tra questa Posizione di Tiro e la Weaver. Alcuni Operatori sono convinti della validità della Weaver, in quanto Posizione di Tiro “universale”, che può essere adottata sia con l’arma corta, sia con l’arma lunga. In realtà così non è, perché è possibile adottare una Posizione di Tiro pressoché frontale (quindi, dinamica e reattiva) anche quando si utilizza a fuoco l’arma lunga.

Una variante della Weaver, vuole che il braccio forte sia disteso, come un calcio di fucile. Ciò favorisce la precisione del Tiro, ma non la Reattività, come si intuisce esaminando l’architettura degli arti superiori. Reiterando il concetto, questa è una Posizione di Tiro dedicata al bersaglio e costituisce una espressione significativa del Tiro Attivo. Le Posizioni del Tiro Reattivo, invece, sono dedicate all’Ambiente Tattico e sono adatte al Combattimento Ravvicinato.

“Passing Knowledge” è il titolo di questo bel disegno che il famoso artista Dick Kramer realizzò per la IALEFI (International Association of Law Enforcement Firearms Trainers). Tramandare la conoscenza di una Tecnica di Tiro dedicata al Tiro Attivo, realmente non depone bene a favore di questa peraltro ottima associazione internazionale di Istruttori istituzionali di Tiro Operativo.  Come notato dall’autore in diverse visite negli Stati Uniti a questa ed altre simili associazioni, Istruttori ed Operatori statunitensi vivono un periodo di stasi delle Tecniche Operative: all’incredibile progresso raggiunto dalla tecnologia armigera non è stata appaiata una altrettanto consistente acquisizione qualitativa delle Tecniche di Tiro ed Operative.

Maggio 2008, Reno, Nevada, Annual Training Conference della IALEFI (International Association of Law Enforcement Firearms Trainers). L’autore tiene un Corso di Dynamic Combat Shooting® (Tiro Dinamico Operativo®) a favore di Istruttori di Tiro Operativo per le Forze di Polizia.  L’autore qui spiega la Posizione a Contatto™ del Tiro Dinamico Operativo® “Belt Ready™”, che rappresenta una risposta alla “Low Ready” tradizionale. Si noti la spalla destra del lato forte, che è tenuta alzata in modo innaturale e tradisce l’abitudine a impugnare l’arma durante il Tiro nella “Weaver”. Questo Istruttore di Polizia è anche Istruttore dell’NRA (National Rifle Association) per il Law Enforcement, come si desume dallo scudetto ricamato, sul petto. L’abitudine ad assumere la Weaver, in virtù della preferenza che concede ad un lato del corpo, crea abitudini peculiari (sollevare una spalla, porsi trasversalmente, piegare lateralmente la testa) che rendono l’Operatore meno reattivo.

Un’Agente di Polizia Locale assume la Posizione di Tiro del Tiro Dinamico Operativo®, la Mantide™ nel Tiro Puntato-Mirato™. La naturalezza e la dinamicità dei movimenti che questa Tecnica di Tiro impiega sono pienamente evidenti e adatti alla Reazione Armata!

Uno sparo, un’esplosione, un evento inaspettato e spaventoso che coglie l’Operatore di sorpresa e lo costringe ad assumere un atteggiamento istintivo e atavico: questa è la Posizione Reattiva™. Il Tiro Dinamico Operativo® ha colto il dinamismo naturale di questa Posizione, trasformando quell’attimo di sorpresa nella Reazione Armata, semplicemente ponendo l’arma tra le mani dell’Operatore. La Posizione Reattiva, che è la base di tutte le Posizioni di Tiro del Tiro Dinamico Operativo®, è qui appaiata alla Mantide™. Il risultato è una Posizione di Tiro consequenziale allo stato di stress al quale l’Operatore è sottoposto e anche conforme alla sua ergonomia.

Qualcuno aveva detto che solo la Weaver poteva sostenere il rinculo di calibri potenti, quale il .44 Magnum. In questa foto l’autore spara con il potentissimo .454 Casull: la Mantide ha tenuto benissimo la poderosa sventola prodotta da questa munizione, grazie al principio cardine dell’ammortizzamento del rinculo, che avviene in ugual misura su entrambi i gomiti.

La Mantide nel Tiro Puntato. E’ l’unica Posizione di Tiro che consente di stabilire un perfetto Body Index, grazie alla posizione centrale della pistola sul corpo e la presa stabile: i gomiti sono stretti intorno alle costole fluttuanti e i polsi sono bloccati, in modo che la sezione longitudinale della canna dell’arma sia parallela al terreno. Quando l’Operatore applica correttamente i parametri della Mantide nel Tiro Puntato, i proiettili della pistola colpiranno il bersaglio nel Center Mass (il Bersaglio Grosso), che costituisce la stessa zona dalla quale l’Operatore spara.


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