LA PRONTA REAZIONE

“L’addestramento al Tiro Operativo che non tiene in alcun conto l’insorgere di uno stato psicofisico alterato nell’Operatore impegnato nel confronto armato, non ha alcun valore pragmatico”.

di Tony Zanti

Negli scorsi articoli abbiamo visto in quali modalità e misure il nostro apparato biomeccanico sia influenzato dal retaggio ancestrale che dimora nel nostro Sistema Nervoso Centrale. Abbiamo anche dato uno sguardo agli effetti (negativi e positivi) che il Sistema Nervoso Simpatico genera. Ora vogliamo passare in rassegna le possibilità di ovviare ai suddetti meccanismi, che sono radicalmente piantati nel nostro DNA, ma che sono anche mitigati dall’azione di un’altra componente del Sistema Nervoso Autonomo, di cui il Sistema Nervoso Simpatico fa anche parte: il Sistema Nervoso Parasimpatico. Quest’ultimo è delegato alla normalizzazione delle funzioni biologiche.

Se il Sistema Nervoso Simpatico è associato alla reazione del “fight or flight” (combatti o fuggi), il Sistema Nervoso Parasimpatico supervisiona le dinamiche del “rest and digest” (riposa e digerisci). Esso è fortemente influenzato dal nervo vago, che ha origine nel midollo allungato e termina nell’addome, costituendo il più lungo e ramificato tra i nervi cranici, nonché il suo reale asse portante. I risultati di tale interazione fanno comprendere la volontà della suddetta ‘normalizzazione’. Infatti, il Sistema Nervoso Parasimpatico produce un’azione ristoratrice dei normali battiti del muscolo cardiaco, la contrazione della muscolatura liscia dei polmoni e la conseguente riduzione del loro volume,  l’abbondante secrezione delle ghiandole salivari, la dilatazione dei vasi sanguigni dei genitali e delle ghiandole dell’apparato digerente, la diminuzione del volume sistolico del cuore, della sua frequenza e della pressione sanguigna, la maggiore mobilità delle pareti intestinali e l’aumento delle secrezioni di pancreas e bile.

E’ evidente che il suddetto meccanismo è antagonista degli effetti causati dal Sistema Nervoso Simpatico, che è vero retaggio del rettile. Con il supporto offertoci dal Sistema Nervoso Parasimpatico, possiamo riuscire nell’intento di mitigare le violente, ancestrali reazioni che un imminente pericolo scatena in noi. Ciò è stato oggetto di profondo e accurato studio da parte mia, per decenni. La mia ricerca è stata facilitata dal lavoro di esperti in settori specializzati della medicina, della biologia e delle scienze che studiano i complessi rapporti tra la psiche e il corpo umano.


Raffigurazione della Posizione Reattiva del Tiro Dinamico Operativo®. Studiata in base ai movimenti corporei guidati dal Sistema Nervoso Simpatico, questa Combat Stance è adattabile a qualunque tipo di arma e risulta ergonomica, equilibrata e dinamica.

A livello accademico, ho effettuato studi sul PTSD (Post-Traumatic Stress Disorder), che è una devastante condizione della psiche umana (una vera e propria malattia) che si manifesta in seguito ad eventi violenti. Ne sono vittime tanti soldati che ritornano dalle zone di guerra e che hanno visto e subito episodi di una brutalità feroce e inaudita. Ne sono anche vittime tanti agenti di polizia che hanno partecipato ad un conflitto a fuoco e tanti comuni civili che sono scampati ad un incidente, oppure un atto di terrorismo, oppure anche hanno testimoniato tali o simili eventi. I ricordi di quegli attimi sono devastanti e perdurano per mesi ed anni e chi ne è stato vittima, deve essere aiutato a superare il doloroso stato d’animo e la conseguente negatività che lo affligge. Anche i più forti – o coloro che si credono tali e quindi immuni dalle suddette miserie umane – subiscono le conseguenze dello stress da evento drammatico. Nessuno, in realtà, ne è immune.

La mia ricerca, comunque, si è spostata sul PTSM (Pre-Trauma Stress Management), che in realtà è un termine da me coniato per mancanza di uno migliore, con la P iniziale dell’acronimo che può essere commutata con gli aggettivi “Possible” oppure “Probable”, in quanto tale potrebbe essere il trauma relativo al particolare evento di cui ci occupiamo, che è la Difesa armata. Nell’incidenza degli episodi nei quali il privato cittadino o l’Operatore sono costretti a difendersi o a portare avanti il proprio compito demandato, i traumi sono sia possibili, sia probabili. Lo scopo centrale e finale della suddetta ricerca è offrire soluzioni chiare ed univoche alle problematiche insite in tali eventi, che possono essere estremamente insidiose, soprattutto quando non si capisce il perché di tali meccanismi, insiti nella nostra natura più recondita.

Il termine stress è utilizzato copiosamente in questi casi ed è diventato il tema centrale dello stato psicofisico nel quale versa chi si imbatte in una situazione che potrebbe mettere a repentaglio la propria integrità fisica e forse anche l’esistenza. Lo stress appartiene al linguaggio della Psicologia, che lo definisce come stato mentale caratterizzato da emotività sgorganti da forti stimoli esterni, sia fisiologici, sia psicologici, che possono causare una risposta fisiologica. Un endocrinologo statunitense chiamò questa reazione General Adaptation Syndrome (GAS), correlandola, praticamente, agli effetti creati dal Sistema Nervoso Simpatico, ma anche a due fasi successive: la resistenza allo stress e il relativo spossamento che ne consegue. La realtà è che lo stress uccide. E’ risaputo che il troppo lavoro può causare livelli altissimi di stress, fino a provocare collassi cardiocircolatori. Nella parossistica società giapponese è un fenomeno tanto comune da meritare un nome a se: “karoshi”, ossia morte da troppo lavoro!

L’Eustress (letteralmente: stress buono), invece, è lo stress positivo, al quale l’Operatore può e deve abituarsi allo scopo di superare lo stato confusionale o di inazione che è generalmente collegato con l’insorgere dello stress da evento cruciale. L’Eustress deve essere indotto nelle fasi addestrative e deve poter essere ‘indossato’ dall’Operatore come una seconda pelle. L’Eustress corrisponde al concetto di Positive Reaction™ del Dynamic Combat Shooting®, la cui traduzione in Italiano è Tiro Dinamico Operativo®.


L’estrazione della pistola dalla fondina nel Safe Grip. Si noti come il dito indice vada a contatto con il carrello dell’arma, piuttosto che finire parallelo alla canna, nei pressi del ponticello o perfino sul grilletto, cosa che la presa tradizionale porta a fare.

Iniziamo con il dire che la Positive Reaction è estremamente utile nella Difesa armata: è il comportamento positivo che condiziona l’evento negativo. L’Operatore diventa padrone delle proprie azioni, sottraendole al dominio esclusivo dei riflessi automatici ancestrali. Qui lo stress causato da un grave pericolo deve essere imbrigliato e sfruttato, piuttosto che combattuto e ostacolato, in quanto opporsi ai processi naturali dello stress può risultare interamente controproducente.

Se gli argomenti finora esposti sembrano avere senso, siamo a buon punto. Questo lungo preambolo, che ha preso lo spazio dei due articoli precedenti e una buona metà del presente articolo, è servito a creare nel lettore la certezza che l’evento pericoloso deve essere affrontato in modo positivo. Questa non vuole essere una soluzione verbale del problema e non deve essere interpretata in chiave semplificativa: vi sono diversi fattori cruciali dei quali si deve tener conto, perché essi possano essere parte integrante della soluzione e non del problema.

Innanzitutto dobbiamo dire che è necessario che l’Operatore costruisca una base cognitiva, partendo dalla propria persona e le proprie capacità. Conosci te stesso è uno dei detti più azzeccati nella storia dell’uomo. Inoltre l’Operatore deve conoscere gli strumenti, che sono l’armamento e l’equipaggiamento, nonché le modalità di miglior utilizzo dei medesimi. Ma non basta: l’Operatore deve conoscere bene anche l’ambiente tattico, che è sede dell’evento, e l’avversario, che si identifica con il Bersaglio Armato, tenendo presente che anche l’Operatore costituisce un Bersaglio Armato! Questa prima base di conoscenze permette all’Operatore un indubbio vantaggio, che dovrà mantenere durante l’intero corso dell’evento.

Passiamo in rassegna le predette conoscenze e vediamo come l’Operatore può raggiungere risultati concreti, nella pianificazione del proprio addestramento e nel conseguente espletamento del compito operativo o della necessità di difendersi.


Qui è mostrato un esempio di Pronta Reazione, ove però è assente la Positive Reaction, Tecnica che comporta l’osservanza delle Regole della Sicurezza Operativa. L’individuo nella foto, infatti, dopo aver estratto la pistola, ne punta la volata contro la propria mano.

L’ADDESTRAMENTO ALLA PRONTA REAZIONE

E’ necessario che chi intende dedicarsi allo studio della Difesa armata, comprenda quanto sia importante l’applicazione del concetto della Positive Reaction alle conoscenze essenziali, il cui insieme costituisce la Pronta Reazione. Dette conoscenze sono in realtà i fattori che regolano lo scontro armato: l’armamento, l’equipaggiamento, l’ambiente tattico e il Bersaglio Armato. Vediamo come l’Operatore può utilizzare l’interazione dei suddetti fattori nella realizzazione di un addestramento realistico, allo scopo di ottimizzare le probabilità di sopravvivere allo scontro armato.

L’OPERATORE

L’Operatore della Sicurezza pubblica o privata nell’esercizio delle proprie funzioni e il privato cittadino che è armato allo scopo di esercitare il sacrosanto diritto alla Difesa legittima (spesso identificheremo entrambi con il termine di Operatore), sono figure centrali nello svolgersi dell’azione-reazione che implica la Difesa armata. Non soltanto perché essi sono gli utilizzatori della Difesa armata, ma anche perché sono i naturali destinatari del relativo addestramento operativo e difensivo. Detto addestramento è generalmente impartito oggettivamente – come nel caso in cui l’Operatore sia allievo di una scuola militare o di polizia, oppure anche laddove il cittadino è “obbligato” a prendere lezioni di uso e maneggio delle armi da fuoco in un poligono di tiro a segno. All’atto pratico, però, detto addestramento perde di oggettività – che in molti casi non ha mai posseduto – e si tramuta in variopinte mutazioni dell’originale, divenendo un fenomeno soggettivo, ove l’individuo personalizza ciò che ha appreso e lo adatta al proprio modo di essere ed agire con il mondo esterno. Spesso questo fenomeno è da considerare controproducente, in quanto l’addestramento operativo dovrebbe essere standardizzato per ciascun tipo di impiego (riferito al compito specifico del Reparto o a quello generalizzato della Forza), mentre l’addestramento difensivo dovrebbe essere ugualmente standardizzato e improntato alla Difesa della persona, abitativa e professionale o commerciale.

Al presente, detti compiti non sono assolti né a livello operativo, a causa dell’inadeguatezza didattica-operativa delle Amministrazioni competenti, né a livello difensivo, a causa delle medesime carenze riscontrabili nell’insegnamento all’uso e maneggio delle armi da fuoco odiernamente impartito nei poligoni di tiro a segno.


Anche in questa occasione non si tratta di Pronta Reazione, in quanto la Positive Reaction non avviene. Le principali Regole della Sicurezza Operativa sono qui grossolanamente violate.

L’ARMAMENTO

Le armi, gli accessori e le munizioni costituiscono gli strumenti che l’Operatore deve poter e saper utilizzare al meglio, perché il loro corretto funzionamento è direttamente proporzionale alla riuscita dell’azione difensiva. Le armi devono essere mantenute in condizioni ottimali per l’utilizzo operativo/difensivo, ove si potrebbero verificare situazioni meno agevoli che quelle incontrate normalmente nei poligoni di tiro. Il pregio primario di qualsiasi arma consiste nella facilità di utilizzo – soprattutto quando l’Operatore è in un gravoso stato di stress – e nell’affidabilità: l’arma deve funzionare sempre. Detta facilità di utilizzo a volte si scontra con meccanismi meno che ottimali che sono parte dell’arma (per esempio: leve sporgenti), oppure con accessori che al momento del bisogno non funzionano nel modo previsto (per esempio: congegni elettronici). Quando l’affidabilità dipende in gran parte dal munizionamento – come nel caso delle armi semiautomatiche ed automatiche – esso deve essere accuratamente selezionato e giudicato idoneo per essere utilizzato nel particolare tipo di arma. In ogni caso, arma e munizionamento costituiscono un binomio dal quale l’Operatore non può prescindere.


Il Tiro Attivo che ha luogo nei Poligoni del Tiro a Segno Nazionale non ha niente a che vedere con il Tiro Operativo che l’Operatore dovrebbe apprendere e affinare.

L’EQUIPAGGIAMENTO

Sia l’arma, sia il munizionamento, devono poter essere riposti sulla persona dell’Operatore, in modo che entrambi possano essere portati con una discreta comodità – e a volte in totale discrezione – ma anche devono poter essere estratti con facilità e nel minor tempo possibile. La fluidità dei movimenti necessaria a compiere l’estrazione dell’arma corta da una fondina interna alla giacca oppure ai pantaloni, per esempio, costituisce un ottimo esempio di Ergonomia. In simili circostanze l’Operatore si rende conto della validità del binomio armamento-equipaggiamento: l’arma ottimale non avrà sporgenze che si impiglieranno nelle vesti, mentre la fondina ideale riterrà l’arma saldamente e sicuramente, senza però trattenerla all’atto dell’estrazione. Non soltanto la fondina sarà parte dell’equipaggiamento, ma gli stessi vestiti – anche se si tratta di abiti borghesi – ne saranno inclusi. Un giubbotto balistico sottocamicia cade nella medesima categoria: cosa di cui l’Operatore si rende conto quando si appresta ad appaiare l’indossare il giubbotto con il posizionare la fondina sulla cintura o in altra parte del tronco.

L’AMBIENTE TATTICO

In virtù del fatto che l’attrazione terrestre ci costringe a calpestare il suolo, la maggior parte degli scontri a fuoco avviene parallelamente ad esso: di solito i contendenti si trovano sullo stesso piano. In ogni caso, l’ambiente tattico è costituito dalla particolare configurazione del luogo dove la Difesa armata ha luogo: per strada, all’interno di un appartamento, in spazi aperti, ecc. L’Operatore, dotato di armamento ed equipaggiamento, si confronta con l’ambiente tattico e le sue mille variabili, che possono condizionare – facilitare oppure impedire – la riuscita dell’azione difensiva. Ad esempio, si consideri che un terreno fortemente accidentato e irto di ostacoli rallenterà considerevolmente la mobilità e, forse, la reattività dell’Operatore, così come la scarsità o l’assenza dell’illuminazione – naturale o artificiale – porrà l’Operatore in netto svantaggio, qualora questi non sia adeguatamente addestrato. Inoltre, la Pronta Reazione che l’Operatore effettuerà quando è immerso nell’ambiente tattico, ha molto a che vedere con il grado di attenzione che egli ha prestato a ciò che lo circonda. Qui il segreto è racchiuso nella capacità di eseguire l’appropriato Tactical Scanning™ (perlustrazione tattica dell’ambiente circostante), prestando la massima attenzione ai – sia pur minimi – dettagli.

IL BERSAGLIO ARMATO

Il bersaglio, inteso tradizionalmente quale oggetto del tiro, nella realtà dello scontro a fuoco è armato. Ciò contrasta fortemente con l’abitudine al tiro che l’Operatore ha sviluppato: se il concetto di Bersaglio Armato non è presente nell’addestramento impartito, il corrispondente comportamento dell’Operatore sarà consono al tipo di addestramento ricevuto. In realtà, ciò che è comunemente spacciato per Tiro Operativo non è altro che tiro al bersaglio: un metodo di tiro sportivo che avviene con presupposti sportivi e in una struttura sportiva. Anche quando il suddetto (e cosiddetto) Tiro Operativo è effettuato dall’Amministrazione militare o di polizia, i presupposti sportivi sono imperanti e condizionano la reale operatività del tiro. Premesso che l’allenamento con le armi da fuoco nelle varie discipline sportive (tiro a segno, tiro dinamico sportivo, tiro a volo) è perfettamente realistico (il tiratore troverà in gara esattamente le stesse condizioni nelle quali si è allenato), le cose cambiano considerevolmente per l’Operatore. Se questi si addestrerà ad effettuare un tiro statico, in cui spara e cambia il caricatore allo scoperto contro bersagli multipli dei quali conosce a priori la posizione esatta e prestabilisce la sequenza di tiro, la cruda realtà lo troverà impreparato e perdente. Tutte le componenti relative allo scenario addestrativo saranno distorte, oppure completamente stravolte: il metodo addestrativo tradizionale andrà in mille pezzi, in quanto non ha saputo tenere conto delle variabili incontrate nella realtà. La più palese di queste varianti è sicuramente il bersaglio: nell’addestramento tradizionale è un oggetto inanimato, buono per ottenere un punteggio, mentre nella realtà esso diventa una mobilissima arma letale.


La Pronta Reazione e la Positive Reaction qui hanno un solo significato: l’immobilità.

CONCLUSIONE

La Pronta Reazione non avviene per caso. Essa è il risultato di un addestramento oculato, improntato ad un buon grado di realismo. Nel considerare l’adozione di armamento ed equipaggiamento, l’Operatore deve tener in massima considerazione il rapporto tra le proprie misure antropometriche e capacità fisiche e le dimensioni, il peso, l’ingombro e la facilità d’utilizzo degli strumenti, allo scopo di rispettare pienamente l’applicazione dell’Ergonomia. L’ottimizzazione dei fattori ergonomici, infatti, ha la capacità di condizionare l’esito del confronto armato, soprattutto in virtù del fatto che l’Operatore ben addestrato, ben armato e ben equipaggiato si pone positivamente rispetto all’ambiente tattico e nei confronti del Bersaglio Armato. Ciò spiega il significato della Positive Reaction nel contesto della Pronta Reazione.


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