IL TIRO PUNTATO-MIRATO™ (IL TIRO PUNTATO)
di Tony Zanti
GENERALITA’
Nel precedente articolo abbiamo trattato il Tiro Mirato, esaminando le modalità con le quali un bersaglio possa essere colpito, distinguendo il bersaglio inanimato che si utilizza nel Tiro Sportivo dal Bersaglio Armato™ che troviamo nel Confronto armato.
Mirare al bersaglio di carta o metallo è senza dubbio il modo migliore per colpirlo con precisione, in quanto l’allineamento perfetto degli organi di mira ai punti di origine e di arrivo (l’occhio umano e la superficie del bersaglio sulla quale il proiettile si impatta) produce il risultato ottimale, lo scopo e il fine ultimo per i quali l’agonista oppure anche l’appassionato si sono allenati. Mirare costituisce l’essenza del Tiro Sportivo.
Considerando, però, che il bersaglio inanimato non è il solo destinatario dei colpi di arma da fuoco e che nelle situazioni nelle quali l’arma da fuoco è utilizzata per scopi operativi o difensivi, tale ipotetico bersaglio con il quale l’Operatore familiarizza in addestramento diviene il letale Bersaglio Armato. Le complesse reazioni a livello psicomotorio e psicofisico, scatenate da quei meccanismi primordiali insiti nel corpo umano che sono indirizzati alla sopravvivenza, impediscono che l’atto del prendere la mira sul Bersaglio Armato avvenga come da copione. La speranza dell’Operatore che venga a trovarsi in una simile situazione, nella quale l’incolumità e la stessa esistenza sono in pericolo, di effettuare un tiro abbastanza preciso da invalidare il Bersaglio Armato, potrebbe sfumare e trasformarsi nella cruda realtà dell’incapacità di colpire efficacemente la minaccia. Infatti, vi è una grossa differenza tra il colpire con precisione un bersaglio inanimato, in condizioni ottimali (soggettive ed oggettive) e far fuoco su un essere umano: l’Operatore il quale si è allenato esclusivamente secondo i precetti sportivi, scoprirà che la bella rosata ottenuta sul bersaglio cartaceo in allenamento non corrisponderà ai colpi portati a segno sul Bersaglio Armato.
Per forza di cose – tutte fin troppo reali – il Tiro Mirato non è la risposta percentualmente efficacie nelle problematiche esistenti nel Tiro Reattivo.
IL TIRO PUNTATO
Quando il tiratore è immerso nel contesto del Tiro Sportivo, il Tiro Mirato costituisce la ‘conditio sine qua non’ per la quale la pratica di detto Tiro avviene. Nel Tiro Operativo e Difensivo, invece, una serie di situazioni concomitanti rendono il Tiro Mirato difficile – e in alcuni casi impossibile – da attuare. Sebbene si intuisca il grande contrasto che esiste a livello pratico tra Tiro Mirato e Tiro Puntato, incredibilmente troviamo in entrambi i tipi di Tiro una similarità inattesa. Infatti, nel Tiro Puntato sono presenti i presupposti di simmetria, ergonomia e consapevolezza della posizione spaziale di tiratore e bersaglio, proprio come nel Tiro Mirato, con l’unica eccezione della preferenza accordata all’occhio dominante nel Tiro Mirato. Vediamo.
CENTRALIZZAZIONE
La Centralizzazione del Tiro si esplica nello stabilire l’esatta posizione del bersaglio rispetto all’ambiente, l’esatta distanza del bersaglio e le sue esatte dimensioni: come nel Tiro Mirato, anche nel Tiro Puntato l’esattezza con cui queste informazioni sono recepite dal tiratore, contribuirà grandemente alla precisione del Tiro. Inoltre, l’acquisizione e la successiva implementazione delle suddette informazioni si rivelano fondamentali, in quanto il Tiro Puntato potrebbe avvenire anche in mancanza di riferimento visuale della posizione dell’arma.
PROPRIOPERCEZIONE E CINESTESIA
La Centralizzazione aiuta il tiratore a definire la qualità del bersaglio e a stagliarlo in una modalità spaziale ben definita. Propriopercezione e Cinestesia, invece, coadiuvano gli input provenienti dal corpo e dai sensi, al fine di rendere noto al tiratore la propria posizione e coordinarne i movimenti. Mentre la Propriopercezione è un termine utilizzato per descrivere la percezione del proprio corpo rispetto all’ambiente circostante, la Cinestesia può essere definita come il “sesto senso”: la percezione che si ha della posizione e del movimento del corpo e degli arti. Concetti interdipendenti, dunque, e, soprattutto, fondamentali nella realizzazione del Tiro ottimale, essendo strumentali nello sviluppo delle capacità coordinative di base, attraverso l’acquisizione e l’elaborazione delle informazioni delle esperienze motorie e mediante il controllo del movimento attraverso le progressive informazioni provenienti dalle esperienze tattili, visive, acustiche, cinestetiche, dell’equilibrio e del movimento. Si capisce quanto siano importanti – se non fondamentali – entrambi i concetti nello svolgimento del Tiro Puntato.
PRIORITIZZAZIONE DELLA MESSA A FUOCO
Quando si è posti di fronte alla minaccia suprema, insorgono meccanismi psicofisici originati dalla improvvisa presenza dell’adrenalina in circolo, che ci costringono a mettere a fuoco il Bersaglio Armato, piuttosto che il mirino dell’arma corta. Spostare la messa a fuoco sul mirino richiede un tempo minimo di un secondo, ma non è detto che ciò sia possibile. Ne consegue che è preferibile assecondare l’ineluttabile meccanismo della Sopravvivenza, piuttosto che ostacolarlo e perdere tempo prezioso. L’impiego del Tiro Puntato servirebbe, tra l’altro, a facilitare l’esecuzione di comportamenti “naturali”.
SIGHT PICTURE
E’ l’immagine del bersaglio, che è vista attraverso le mire metalliche nel Tiro Mirato, sfuocata, perché il mirino è messo a fuoco. Nel Tiro Puntato, invece, detta immagine è nitida, in quanto il bersaglio è messo a fuoco e l’arma appare invece in un piano visivo secondario. I diversi modi di puntare l’arma, porranno l’arma in un piano visivo particolare, mentre il bersaglio sarà inquadrato allo stesso modo, salvo ad essere parzialmente coperto dalla silhouette dell’arma, quando essa è alzata al livello degli occhi del tiratore.
I suddetti concetti accomunano Tiro Mirato e Tiro Puntato in una serie di attente valutazioni e manipolazioni necessarie per colpire il bersaglio, ma aprono la strada al grande dubbio che assilla l’utilizzatore dell’arma corta che seriamente considera l’ipotesi in cui egli debba rispondere al fuoco di un aggressore. Avrà egli il tempo di estrarre, puntare e prendere la mira, prima che l’altro possa colpirlo a sua volta? Oppure, forse, dovrebbe semplicemente puntare l’arma in modo “istintivo”, prima di fare fuoco? Dovrebbe egli, inoltre, basare questa scelta sulla distanza in cui il Bersaglio Armato si trova nel momento in cui avviene la Reazione?
Prima di rispondere a questi quesiti, è meglio stabilire quali possono essere – orientativamente – le distanze del Confronto armato:
- A Contatto: da zero a due metri.
- Brevi: da due a cinque metri.
- Medie: da cinque a dieci metri.
- Lunghe: da dieci metri alla distanza del tiro efficace dell’arma.
La suddivisione di queste distanze è orientativa, ma dà un’idea della posizione di un possibile Bersaglio Armato rispetto alla nostra posizione. Si tenga presente che nella maggior parte degli scontri a fuoco, le distanze medie non superano i sette metri (ma i cinque metri sono più probabili).
Conseguentemente, si può affermare che il Tiro Puntato avviene alle brevi distanze, mentre il Tiro Mirato si effettua alle distanze superiori. D’altronde, l’abitudine a mettere a fuoco il mirino nel Tiro Mirato costituisce un’abitudine puramente sportiva, che non trova riscontro nella realtà dello scontro a fuoco, ove i partecipanti mettono a fuoco necessariamente il Bersaglio Armato.
E’ importante sottolineare che il Tiro Puntato è sufficientemente preciso nelle distanze nelle quali avviene la maggioranza degli scontri a fuoco – a volte incredibilmente preciso! Una verità, il cui unico neo consiste nella convalida di questo tipo di Tiro quando l’Operatore è soggetto al Combat Stress. E’ certo, comunque, che il Tiro Mirato costringe l’Operatore a focalizzare la sua attenzione sull’arma, distogliendolo dalle possibili minacce contenute nell’Ambiente Tattico. Un altro problema è costituito dal fatto che l’Operatore deve chiudere un occhio per poter mirare, rinunciando alla metà del suo campo visivo, anche se per un tempo relativamente breve. Altri meccanismi causati dall’azione del Sistema Nervoso Simpatico e l’infusione in circolo dell’adrenalina, quali l’esclusione auditiva e il restringimento del campo visivo, hanno l’effetto di alienare ulteriormente l’Operatore dalla realtà circostante, ponendo l’Operatore alla mercé di eventuali complici e delle insidie presenti nell’Ambiente Tattico.
Quindi, pare che il Tiro Puntato debba costituire un migliore strumento di Difesa nel reagire alla minaccia costituita dal Bersaglio Armato. Fortunatamente, vi sono i presupposti perché l’Operatore possa utilizzare il Tiro Puntato con precisione e, quindi, contrastare efficacemente l’aggressione messa in atto dal Bersaglio Armato. Soprattutto nelle distanze nelle quali avviene circa l’ottanta per cento degli scontri a fuoco, ossia entro i sette metri. Ciò avviene soprattutto grazie all’utilizzo dei “Indici di Puntamento™”: l’”Indice Corporeo™” e l’”Indice Visivo™”.
L’INDICE CORPOREO™
Il Metodo Tiro Dinamico Operativo® utilizza gli Indici di Puntamento per ottimizzare la precisione del Tiro Puntato. L’Indice Corporeo (o “Body Index”), come lascia intuire il termine stesso, sfrutta la posizione del corpo dell’Operatore rispetto al Bersaglio. L’Operatore “diventa il mirino”, soprattutto quando egli assume la Posizione Reattiva™, che prevede la perpendicolarità del petto dell’Operatore rispetto al Bersaglio. Quando l’Operatore pone l’arma corta al centro del proprio corpo, mediante la postura speculare degli arti superiori, la volata dell’arma è puntata sul centro del Bersaglio, per proprietà geometrica.
L’INDICE VISIVO™
L’Indice di Puntamento alternativo all’Indice Corporeo è l’Indice Visivo. A volte, però, entrambi i suddetti Indici di Puntamento sono complementari, come nella Tecnica del “Gun Frame Index™”, ove l’arma è all’esterno del campo visivo diretto, ma pur sempre visibile. Una diversa modalità dell’Indice Visivo pone l’arma appena sotto la linea di mira e comunque nel campo visivo dell’Operatore ed appartiene più propriamente al Tiro Puntato-Mirato™, piuttosto che al Tiro Puntato.
CONCLUSIONE
Abbiamo visto che il Tiro Mirato non è la Tecnica di Tiro auspicabile nel contesto operativo e difensivo. D’altro canto, il Tiro Puntato può offrire migliori risultati nelle corte distanze, a patto che se ne rispettino i Principi cardine. Le problematiche poste dal Tiro Operativo e Difensivo nelle medie e lunghe distanze – meno probabili ma non impossibili nel contesto dell’utilizzo dell’arma corta – possono essere risolte efficacemente mediante la Tecnica del Tiro Dinamico Operativo®, che prende il nome di Tiro Puntato-Mirato™, che tratteremo nel prossimo articolo.
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