IL METODO TIRO DINAMICO OPERATIVO®

di Tony Zanti

“Il Tiro è una Tecnica ed è parte delle Tattiche e non la Tattica. Il Tiro serve per colpire il bersaglio, le Tattiche Operative e Difensive servono per non farsi colpire dal Bersaglio Armato!”

L’INNOVAZIONE

Negli ultimi due decenni, la tecnologia relativa alle armi da fuoco ha raggiunto livelli significativi. Di pari passo, sono state introdotte notevoli innovazioni negli accessori e l’equipaggiamento. Stranamente, però, l’addestramento al Tiro Operativo/Difensivo è rimasto pressoché immutato. Anche negli USA, se qualcuno se lo chiedesse. Il Metodo Tiro Dinamico Operativo® ha apportato modifiche e innovazioni nella Didattica pertinente al suddetto Settore. Chiaramente, chi si è confrontato con le Tecniche di Tiro e le Tattiche Operative e Difensive del Tiro Dinamico Operativo®, conosce bene questa realtà. Altri la ignorano e altri ancora, pur non conoscendola, la avversano. Il perché  è semplice! Quando si è confrontati con qualcosa di completamente nuovo, che va ad invadere la propria sfera personale, si può amarlo oppure odiarlo, ma mai restare indifferenti. E’ stata esattamente la mia esperienza, fin dal primo giorno in cui ho diffuso il Metodo in oggetto.


La differenza principale ed assoluta tra il Tiro Dinamico Operativo® e il cosiddetto Tiro Operativo insegnato correntemente, è che quest’ultimo non prevede l’insorgere dello stato di stress che precede – e continua durante – il confronto armato. Il Tiro Operativo non è un semplice Tiro al bersaglio!

Ho ricevuto riscontri positivi e manifestazioni di stima da quasi tutti gli Operatori ai quali ho illustrato il Metodo e questo fatto mi riempie d’orgoglio e soddisfazione. Qualcuno, però, ha creduto che la mia opera di diffusione del Metodo costituisca il tentativo gratuito di squalificare l’attuale Dottrina addestrativa ed operativa gratuitamente e senza motivo fondato. Altri hanno pensato che volessi attaccare l’istituzione degli Sport del Tiro, in particolare il Tiro a Segno e il Tiro Dinamico Sportivo. Non è così! Ciò che è vero è che il Metodo nasce dalla mia naturale predisposizione a vedere le cose da una prospettiva diversa che la solita e ritrita visione, propria della Dottrina di cui sopra, che è stata generata da un insieme di cosiddetti esperti, i quali ci hanno propinato un Corpo di insegnamenti tutto da rivedere, basato più su dogma che certezze. Un Metodo addestrativo (che, come conseguenza naturale, deve anche essere operativo) sarà sottoposto continuamente alla prova del nove, in modo da eliminare quelle Tecniche che sono inefficaci e che non trovano riscontro nella realtà. Certamente, non è facile distinguere il fatto dalla finzione, soprattutto quando coloro i quali propongono la finzione mascherata da fatto, ne fanno un profitto, sia economico, sia in termini di prestigio: costoro avverseranno con gran foga il Nuovo, perché esso non ha alcuna attinenza con le teorie di cui si fanno portavoce. Poi, ci sono anche coloro i quali ne riconoscono l’efficacia, ma sono troppo pigri per accettare di imparare “nuovi trucchi”, oppure dichiarano che il Metodo è soltanto uno dei modi di vedere l’addestramento e l’operatività. Se così fosse, nel Metodo Tiro Dinamico Operativo® ci sarebbe posto soltanto per Tecniche e Tattiche “inventate” ai fini dell’antagonismo e della diversità. Non è così, perché ogni Tecnica del Tiro Dinamico Operativo® è spiegata nei suoi minimi dettagli e, soprattutto, è spiegato perché la Tecnica è necessaria.


Uno degli Esercizi che servono a provocare l’alterazione dell’equilibrio psicofisico, inducendo nell’organismo uno stato di stress simile alle sensazioni scatenate da un evento che l’Operatore percepirebbe come una minaccia alla propria incolumità. Il Tiro che l’Operatore mette in atto in seguito a questi Esercizi, è propedeutico alle situazioni incontrate nella realtà del confronto armato.

LE ORIGINI

Iniziai a tracciare i primi elementi del Tiro Dinamico Operativo® nel 1988. All’epoca stavo attraversando la mia quinta Scuola di Polizia, constatando che nulla era cambiato dalla Scuola di Polizia Militare dell’U.S. Army, che avevo frequentato poco più che un decennio addietro. Molte delle impostazioni, infatti, provenivano dagli anni sessanta e, al meglio, dai primi anni settanta. I metodi insegnati nelle Scuole militari e di Polizia erano comunemente ritenuti validi, poiché gli amministratori della Formazione non avevano altri termini di paragone. Le Tecniche, divenute ormai vecchie, si trascinavano penosamente e senza rimedio. A questo proposito, ricordo un episodio avvenuto mentre frequentavo la Scuola di Polizia di una metropoli americana. L’Istruttore aveva appena mostrato un video dove un bandito armato di fucile confrontava un Police Officer, in un supermercato affollato di gente. La domanda che l’Istruttore aveva rivolto alla classe di Cadetti verteva sulle opzioni che l’Agente aveva per risolvere la situazione. Al che, avanzai l’idea che l’Agente avrebbe potuto gettarsi sul pavimento e ingaggiare la minaccia, in modo da non colpire anche qualche astante. L’Istruttore allora mi chiese se fossi stato addestrato per compiere una simile azione. Gli risposi: “No. Ma non sono forse nel posto giusto?” L’Istruttore rimase interdetto, tra l’ilarità che la mia risposta aveva suscitato tra gli altri Cadetti. Non ho mai biasimato l’Istruttore per questo, ma l’inadeguatezza del sistema formativo restava.


Il Tiro Dinamico Operativo® è insegnato con successo ad Agenti di Polizia Locale, i quali rispondono con entusiasmo alle nuove Tecniche Operative. Nella foto, la Tecnica di Tiro del Tiro Dinamico Operativo®, la Mantide™.

Non avrei mai imparato dalla strada ciò che non poteva o non sapeva insegnarmi, nonostante i quattro mesi di corso. Che i Police Officers non fossero preparati a tutte le evenienze, mi fu confermato da numerosi accaduti, tra i quali un triste episodio avvenuto in una cittadina della Florida nel 1988, proprio mentre frequentavo la mia ultima Scuola di Polizia. Un “homeless” (senza tetto) aveva disarmato un Agente e aveva sparato a questi e al suo collega, uccidendoli entrambi. Simili episodi avvengono tutt’ora negli States. Al tempo, la Dottrina rilevante sulla ritenzione dell’arma corta, ideata da un Sergente di Polizia, si basava su irrealistiche leve, possibili soltanto se l’aggressore è accondiscendente. L’utilizzo della pistola era parimenti costellato da approssimazioni. Mancava la consapevolezza che l’Agente sarebbe stato sottoposto a fattori di stress, altamente invalidanti se le Tecniche correntemente usate fossero adottate per rispondere al fuoco di un aggressore. Non per contrapposizione alle Tecniche in uso a quell’epoca, ma al fine di trovare una soluzione adeguata ai terribili momenti di “o vita o morte” che prova chi è coinvolto in un confronto armato, iniziai a delineare i primi elementi oggettivi che possono essere efficaci in tali frangenti. Era sempre presente la considerazione che il “survival stress” insorgesse necessariamente e condizionasse l’esito della reazione. Altra considerazione importante era riferita al fatto che i meccanismi che guidano lo stress non dovevano essere avversati, ma nemmeno assecondati ciecamente. L’Operatore doveva adattare il condizionamento psicofisico derivante dallo stress per effettuare una reazione che avvenisse in modo quasi naturale e “istintivo”. Da qui nasceva l’idea dell’Ergonomia legata alla reazione: l’Operatore doveva adoperare gli strumenti a sua disposizione, in modo che i suoi movimenti fossero lineari e consequenziali, senza forzature di sorta. Ciò coinvolgeva non soltanto l’arma da fuoco, quale strumento indispensabile per la corretta esecuzione dei movimenti di fronte alla minaccia armata, ma anche l’equipaggiamento e, ovviamente, il vestiario. L’Equilibrio era un’altra necessità di cui tener conto, in quanto l’Operatore in equilibrio precario non può raffrontarsi in modalità reattiva e dinamica con l’Ambiente Tattico e le sue mille variabili e, soprattutto, con il Bersaglio Armato. La Sicurezza aveva, inoltre, un peso preponderante.


Le Tecniche di Tiro del Tiro Dinamico Operativo® comprendono anche l’utilizzo efficace dell’arma lunga. Nella foto, Operatori militari adottano la Tecnica High Hold™.

IL TIRO OPERATIVO

Non è un segreto, tranne che per chi non è addentro questo Settore, che il Tiro Operativo odiernamente insegnato nelle Scuole militari e di Polizia prescinda dai suddetti elementi: nessuno dei concetti suesposti trova posto nell’insegnamento impartito a Operatori e, perfino, Istruttori. Molto del cosiddetto Tiro Operativo – e Difensivo – attualmente in uso ha radici sportive. Prova ne sono il modo in cui si impugna l’arma, ci si dispone per assumere una posizione di tiro, si maneggia l’arma fuori dalla fondina, si fa uso del riparo e altro ancora. La considerazione più importante in questo contesto è che il Tiro Operativo non può essere fatto di solo Tiro. Ben venga la precisione del tiro, ma vi sono ben più importanti parametri verso i quali l’Operatore deve rivolgere la propria attenzione: le Tattiche Operative e Difensive, mediante le quali l’Operatore potrà  assumere un comportamento adeguato al tipo di minaccia e volto alla Sopravvivenza durante l’evento reale.

Del resto, la letteratura statunitense recente ha perlustrato il rapporto tra survival stress e reazione armata, sfruttando anche le ricerche compiute in campo clinico da luminari della psicologia e della medicina, che avevano rivelato la complessità delle emozioni e le reazioni biomeccaniche che avvengono quando l’essere umano incontra una situazione di estremo pericolo. Un precursore è stato senz’altro Bruce Siddle, autorevole Istruttore di Tecniche Operative, il quale scriveva “Sharpening the Warriors Edge: The Psychology & Science of Training” nel 1995, così divulgando al grande pubblico dei “Tactical Trainers” la realtà di ciò che accade all’Operatore che confronta la minaccia armata e rivelando nel dettaglio le conoscenze apprese dal mondo della medicina e della psicologia. Già consci dei fenomeni esposti da Siddle, altri Istruttori statunitensi di spicco, tra i quali Phil Messina, che da tempo aveva riconosciuto l’importanza dell’insorgere dei fenomeni psicofisici e ne teneva conto durante l’addestramento che impartiva a Police Officers e tanti altri meno noti, si interessarono al fenomeno. Nel 2006, Dave Grossman, già conosciuto a livello internazionale per il suo libro “On Killing”, esordì con il libro “On Combat”, che discute, tra molto altro, delle esperienze provate da chi si imbatte nel combattimento, “in guerra e in pace”. Qualcuno ha avanzato l’ipotesi che gli articoli da me scritti fossero stati “influenzati” dallo scritto di Grossman, che è stato tradotto in Italiano e diffuso proprio in questo periodo. Se tale “influenza” fosse occorsa, sarei stato contento di essere stato ispirato da Grossman, che stimo e con il quale condivido un posto nel Consiglio Direttivo dell’ILEETA (International Law Enforcement Educators and Trainers Association) www.ileeta.org/adminstration.php, essendo uno dei fondatori di tale Organizzazione.


La Posizione di Tiro ‘Weaver’, come fu adottata e pubblicizzata dal compianto Jeff Cooper (nella foto). Una rivoluzione ai suoi tempi (negli anni ’60, quando il Tiro era effettuato con una sola mano), non passa il test del REMS, per tutte le ragioni descritte nel testo del presente articolo.

Avevo già delineato i parametri del BAR (Body Alarm Reaction) nel libro “Manuale professionale per la Guardia Particolare Giurata”, pubblicato nel 2000 e nel “Tiro Dinamico Operativo®”, del 2001. In realtà, le reazioni dovute ai meccanismi irrinunciabili provocati dal Sistema Nervoso Simpatico durante il combattimento, erano già state oggetto di studio ai tempi del Conflitto in Vietnam e a tal proposito l’U.S. Army aveva dovuto modificare la disposizione degli strumenti di guida degli elicotteri, per agevolare il coordinamento oculo-manuale dei piloti, che si deteriorava quando essi entravano nel vivo del combattimento.

Nonostante la popolare diffusione degli effetti del BAR e la consapevolezza di quanto esso possa influenzare chi è coinvolto nel confronto armato, nessuno ha mai trovato o proposto tutte le soluzioni adeguate a risolvere il problema. Si scrive molto sull’argomento, se ne parla estesamente e si conoscono i danni che il fenomeno può apportare all’Operatore, ma si continua a insegnare le Tecniche che si sono sempre usate, nella speranza che poi, al momento dell’estremo bisogno, l’Operatore sarà abbastanza “freddo” da cavarsela. Si capisce che chi propone un Tiro Operativo o Difensivo intriso di Tecniche e dettami presi a prestito dal Tiro Sportivo in tali frangenti, non ha capito la realtà del trovarsi di fronte a un Bersaglio Armato!


Il pur esaustivo e autorevole studio divulgato da Bruce Siddle (nella foto), non portò questi a ideare una soluzione basata sui dati scientifici raccolti: neanche la Posizione di Tiro ‘Isoscele’ è conforme al REMS.

LA SOLUZIONE

Iniziamo con il dire che il Tiro Dinamico Operativo® non è, di per sé, un’invenzione. Esso è, piuttosto, una scoperta. La scoperta di come il corpo umano reagisce quando è sottoposto al “survival stress”. La soluzione è rappresentata dall’adeguamento dell’Operatore a detto stato di stress, nonché ad altri parametri importanti che fanno sì che la reazione sia efficace. L’Operatore deve accettare il fatto che il Sistema Nervoso Simpatico (ancor prima che l’adrenalina sia da esso immessa in circolo) lo sottoporrà ad una reazione psicofisiologica obbligata (dalla quale non potrà sottrarsi e che gli procurerà sia vantaggi, sia svantaggi a livello tattico-operativo) e quindi deve adattare il proprio comportamento reattivo con riferimento agli effetti che subisce. Detto procedimento avverrà inesorabilmente e causerà una serie di avvenimenti a livello fisico e psicologico che condizioneranno la reazione armata dell’Operatore. Il Tiro Dinamico Operativo® prende in considerazione le diverse reazioni causate dal Sistema Nervoso Simpatico e dall’adrenalina – che sono rilevanti al fine di capire ciò che accade durante l’avvenuto stato di stress – e ciò che può essere fatto per effettuare una reazione efficace, in linea con i radicali cambiamenti psicofisiologici che subentrano.


La Posizione di Tiro del Tiro Dinamico Operativo® la “Mantide™” si adatta allo stato di stress che l’Operatore subisce nel confronto armato. Nei prossimi articoli le Posizioni di Tiro saranno trattate estensivamente.

Fenomeno. Il nervo ottico si contrarrà, causando il restringimento del campo visivo e impedendo la messa a fuoco di oggetti vicini. Gli occhi saranno sbarrati, le pupille si dilateranno e si appiattiranno. Il meccanismo della sopravvivenza imporrà che si metta a fuoco la fonte della minaccia. Sarà inoltre difficoltoso chiudere un occhio, come nell’atto di mirare per colpire il bersaglio. Il senso della profondità del campo visivo sarà alterata (la minaccia apparirà più vicina o più lontana).

Problema. L’Operatore difficilmente riuscirà a chiudere un occhio e mettere a fuoco il mirino, come è generalmente insegnato nel Tiro Sportivo. Inoltre, spostare la messa a fuoco dal Bersaglio Armato al mirino, può richiedere mediamente un secondo di tempo (che va ad aggiungersi al tempo di reazione necessario perché l’Operatore possa sparare sul Bersaglio Armato). Se l’Operatore mettesse a fuoco il mirino della pistola con entrambi gli occhi, vedrebbe con la vista periferica due Bersagli Armati (invece che uno), in virtù della divergenza della linea di mira di ciascun occhio. Il fatto non è ottimale dal punto di vista pratico, naturalmente. Dal punto di vista tattico, se l’Operatore chiudesse un occhio nel tentativo di ovviare al suddetto inconveniente, egli perderebbe una grossa sezione del proprio campo visivo e di conseguenza sarebbe meno pronto ad affrontare altri pericoli presenti nell’ambiente tattico.

Soluzione. Mettere a fuoco il Bersaglio Armato, ponendo e allineando gli organi di mira davanti all’occhio dominante (Tiro Puntato-Mirato™), mentre entrambi gli occhi sono aperti. Questa Tecnica è molto più facile e istintiva di quanto si possa credere. Inoltre, l’utilizzo della vista binoculare faciliterà la percezione della distanza del Bersaglio Armato del 30%, rispetto alla vista monoculare.

Fenomeno. Il restringimento del campo visivo darà luogo all’incanalamento visivo (Tunnel Vision), dove è messa a fuoco soltanto la fonte della minaccia, con perdita (fino a circa il 70%) della vista periferica.

Problema. L’Operatore non vedrà altri Bersagli Armati che quello messo a fuoco. Se vi sono altri Bersagli Armati, l’Operatore non se ne accorgerà e sarà in grave pericolo.

Soluzione. Effettuare immediatamente una rapida sequenza di respirazione autogena (Tactical Breathing) e, dopo che il Bersaglio Armato è stato neutralizzato, volgersi intorno nei 360° (Tactical Scanning™), alla ricerca di addizionali Bersagli Armati, anche spostandosi di pochi passi, per non costituire il medesimo, statico bersaglio per altri eventuali Bersagli Armati. Si pensi che tre sequenze di respirazione autogena possono ridurre la frequenza cardiaca – parossistica, nel Combat Stress – del 30%, per un periodo di almeno 30 secondi. Ciò ridurrà anche l’effetto del Tunnel Vision.

Fenomeno. La frequenza cardiaca aumenterà a dismisura e la frequenza respiratoria raddoppierà.

Problema. L’Operatore sarà affetto da tachicardia (fino ad oltre i 200 battiti cardiaci al minuto: un essere umano adulto ha una frequenza cardiaca normale di circa 80 battiti al minuto) e passerà dalle circa 15 alle oltre 30 frequenze respiratorie al minuto. Entrambi gli effetti hanno il potere di offuscare la visione (qualcuno ha anche perso i sensi, in questo stato di iperossigenazione) e rendere difficili – se non impossibili – i gesti necessari a manipolare i piccoli congegni meccanici posti sulla pistola, sulla fondina, oppure su un altro tipo di equipaggiamento.

Soluzione. Come sopra. Il Tactical Breathing ridurrà i ritmi cardiaci e respiratori. La pistola semiautomatica sarà portata con la munizione camerata e la sicura manuale sarà disinserita nelle pistole ad Azione Mista. La fondina, se dotata di ritenzione meccanica, avrà uno sgancio attuabile mediante azione dei grossi fasci muscolari (tipo Uncle Mike’s Pro 3), non pulsanti poco pratici da trovare e azionare sotto stress.

Fenomeno. Il corpo si posizionerà automaticamente in posizione frontale rispetto alla minaccia.

Problema. L’Operatore rivolgerà il petto perpendicolarmente al Bersaglio Armato. Lo sguardo sarà diretto in modo altrettanto frontale. Ciò negherà l’assunzione di posizioni di tiro laterali oppure oblique, come nel caso della Weaver.

Soluzione. Assumere la Posizione Reattiva™, che asseconda la biomeccanica provocata dal BAR, ristabilisce l’Equilibrio e permette uno scatto nelle quattro direzioni (cosa che la Posizione Isoscele, con i piedi paralleli, non consente). Impugnando l’arma corta, la Posizione Reattiva™ si trasforma nella Mantide™, che è prettamente frontale, di facile apprendimento ed esecuzione ed appropriata da utilizzare nel contesto tattico, in quanto altamente dinamica.


Il Tactical Scanning™ prevede che l’Operatore, il quale abbia colpito e neutralizzato il Bersaglio Armato, si volga rapidamente verso entrambi i lati e anche alle sue spalle, allo scopo di controllare l’ambiente tattico circostante e rilevare altri eventuali Bersagli Armati. Qui l’Operatore si volge alla sua destra e indietro, poi tornerà a osservare il Bersaglio Armato caduto e completerà l’esplorazione del terreno intorno a sé, girandosi dal lato opposto, fino a completare i 360 gradi. Qui l’Operatore tiene l’arma vicino al proprio corpo, nella Posizione “High Hold Ready™”.

CONCLUSIONE

Abbiamo presentato alcuni problemi nei quali incorre chi è sottoposto ai fenomeni psicofisiologici che intervengono negli episodi concomitanti al confronto armato. Il Tiro Dinamico Operativo® è un Metodo completo, che introduce soluzioni nuove e alternative alla Dottrina esistente. Altre Tecniche e Tattiche del Tiro Dinamico Operativo® saranno illustrate in prossimi articoli. E’ importante aggiungere che le Tecniche e le Tattiche che il Tiro Dinamico Operativo® propone non sono ‘diktat’ gratuiti: i fattori discriminanti, mediante i quali è possibile controllare la bontà di una qualsiasi Tecnica o Tattica, sono contenuti nell’acronimo REMS (Reattività, Ergonomia/Equilibrio, Mobilità, Sicurezza). Tutte le Tecniche di Tiro e le Tattiche Operative e Difensive che appartengono al Tiro Dinamico Operativo® sono state sottoposte al vaglio del REMS, allo scopo di provarne la validità, oppure scoprire possibili incongruenze nelle medesime. Detto processo di controllo continua ininterrottamente dal 1988, fino ai nostri giorni e continuerà indefinitamente, man mano che nuove Tecniche e Tattiche si aggiungono al bagaglio del Tiro Dinamico Operativo®. Queste Tecniche e Tattiche hanno soppiantato quelle Tecniche e Tattiche proprie della Dottrina tradizionale, che non hanno superato la prova del REMS, che è oggettiva e oggettivamente comprovabile. Coloro i quali hanno frequentato un Corso di Tiro Dinamico Operativo® se ne rendono perfettamente conto e si fanno portavoce delle innovazioni che il Tiro Dinamico Operativo® ha introdotto nel Tiro Operativo e Difensivo. Applicare il REMS a tutte le Tecniche e le Tattiche esistenti nel Settore Operativo e Difensivo richiede semplicemente oggettività, buona volontà e – soprattutto – una mente aperta!


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